W.O.W WINDOWS ON WARS
Le guerre sono tutte uguali: eppure alcune godono di una maggiore visibilità mediatica come se fossero l’unico campo di battaglia con morti, feriti, distruzioni.
Vero è che la recente guerra in Ucraina ci ha spaventati oltremodo in quanto è alle nostre porte, nel cuore del vecchio continente, ma non dimentichiamo che attualmente sono ben 59 i fronti di battaglia aperti in tutto il mondo. Palestina, Afghanistan e tanti altri territori subiscono sanguinosi attacchi altrettanto distruttivi. Ma la fotografia ha un dono: ci mostra e ci dimostra che uno scatto, indipendentemente dal luogo dove sia stato realizzato, racconta una guerra uguale in tanti posti differenti. Per questo abbiamo chiesto a quindici fotoreporter provenienti da vari paesi tuttora in guerra di raccontarci,
con i loro scatti, il dolore, la disperazione ed il dramma, identici in tutti i campi di battaglia. Non ha importanza il luogo dello scatto, ma gli effetti nefasti che la scelleratezza umana produce per questioni espansionistiche, politiche ed economiche.
Wars are all the same, yet some receive more media attention as if they were the only ones with the dead, injured, and destruction.
The latest conflict in Ukraine has worried us much since it is right on our doorstep, in the heart of the ancient continent, but let us not forget that there are presently 59 battle fronts active throughout the world.
Palestine, Afghanistan, and many other countries are subjected to similarly damaging and violent attacks. But photography has a gift: it demonstrates that an image, no matter where it was taken, conveys the story of an equal war in many different places. This is why we asked fifteen photojournalists from various war-torn nations to tell us, via their images, how the anguish, despair, and drama are the same on all battlefields. It is not the location of the shooting that is important but the negative ramifications that human wickedness has on expansionist, political, and economic issues.